Spesso si sente parlare di Bruxismo e di come molta genta si ritrova a digrignare i denti, ma il più delle volte è un fenomeno che si associa alle ore notturne, quando una persona dorme. In realtà, celato tra le pieghe della concentrazione e dello stress, si nasconde un comportamento tanto silenzioso quanto insidioso: il bruxismo diurno. Non è il protagonista dei sogni agitati, ma piuttosto l’ombra che accompagna le ore di veglia, insinuandosi mentre lavoriamo, guidiamo o semplicemente pensiamo. Come una morsa invisibile, stringe la mascella e ci lascia, spesso senza saperlo, con dolori, usura dentale e tensioni muscolari.

Cos’è il bruxismo diurno?

Il bruxismo diurno, a differenza di quello notturno, è un’attività parafunzionale della mandibola che avviene durante la veglia. Si manifesta con lo stringere o serrare i denti, spesso senza movimento evidente (a differenza del digrignamento), e più raramente con il movimento laterale tipico del bruxismo notturno.

Non si tratta solo di una cattiva abitudine, ma di un comportamento involontario, spesso legato a condizioni di stress, ansia o iperattività cognitiva. In altre parole: pensiamo troppo, stringiamo i denti.

I sintomi nascosti

I segnali del bruxismo diurno sono spesso trascurati:

  • Dolori alla mandibola, soprattutto a fine giornata
  • Tensione ai muscoli del collo e delle spalle
  • Mal di testa localizzati alle tempie
  • Denti sensibilizzati o con segni di usura
  • Scatti articolari o difficoltà nell’aprire completamente la bocca

Spesso, chi stringe i denti durante il giorno non se ne accorge finché il dolore o un controllo odontoiatrico non lo porta a scoprirlo.

Le cause: uno specchio della società contemporanea

Il bruxismo diurno è figlio del nostro tempo. Le cause principali includono:

  • Stress cronico: la tensione emotiva si somatizza nel volto
  • Attività lavorative ad alta concentrazione, come stare ore davanti al computer
  • Postura scorretta, soprattutto in chi lavora alla scrivania
  • Disturbi d’ansia o ossessivo-compulsivi, secondo ricerche pubblicate sul Journal of Oral Rehabilitation

Un aspetto interessante è la funzione adattiva di questo comportamento: come se, in assenza di una via d’uscita emotiva, il corpo scaricasse la pressione attraverso il morso.

Diagnosi: ascoltare il corpo e il paziente

Il riconoscimento del bruxismo diurno richiede attenzione e ascolto. Il dentista esperto non guarda solo i denti: osserva la postura, palpa i muscoli masticatori, ascolta il racconto del paziente. Una diagnosi accurata può includere:

  • Esame clinico dell’usura dentale
  • Palpazione dei muscoli masseteri e temporali
  • Valutazione dell’articolazione temporo-mandibolare
  • Questionari sullo stress e l’ansia

In alcuni casi, può essere utile affiancare un lavoro in team con lo psicologo o il fisioterapista.

Rimedi: un approccio integrato

Il trattamento del bruxismo diurno non si riduce al solo uso del bite (che spesso è inefficace nelle ore diurne). Serve una visione sistemica:

  • Educazione alla consapevolezza: imparare a riconoscere quando si stringono i denti è il primo passo. Tecniche di mindfulness o biofeedback possono aiutare.
  • Esercizi di rilassamento mandibolare: piccoli movimenti quotidiani per “liberare” la tensione
  • Correzione posturale: sedersi meglio può ridurre la tensione cervicale e mandibolare
  • Supporto psicologico: lo stress va affrontato anche alla radice
  • Bite diurno morbido, da valutare caso per caso

Il legame con altri disturbi: l’effetto domino

Il bruxismo diurno non è solo un problema isolato. In alcuni casi si associa ad altre condizioni come:

  • Disordini dell’articolazione temporo-mandibolare (DTM)
  • Cefalee muscolotensive
  • Disturbi del sonno, per quanto si verifichi da svegli

Può essere utile approfondire anche le connessioni tra bruxismo e apnee notturne

Un nuovo modo di ascoltarsi

Digrignare i denti durante il giorno è un linguaggio silenzioso del corpo. Non è solo un problema odontoiatrico: è una finestra sulla nostra psiche, una richiesta d’aiuto che passa per la mandibola. Comprenderlo, diagnosticarlo e trattarlo significa abbracciare una nuova visione della salute, in cui la bocca è non solo strumento di parola, ma anche messaggera di verità più profonde.