All’ultimo congresso internazionale Osteology-SIdP tenuto a Roma dalla Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP) e dalla Fondazione Osteology è stato posto in evidenza un nuovo importante studio condotto dai ricercatori del Dipartimento di ricerca CIBIO dell’Università di Trento.
Questo studio pone le basi per un nuovo test (probabilmente già disponibile nei primi mesi del 2023) che potrà prevenire le due malattie infiammatorie più diffuse, nei portatori di impianti dentali, la mucosite e la perimplantite.

Ogni anno in Italia vengono eseguiti ca. 2 milioni di impianti dentali. Questa soluzione sicuramente efficace per andare incontro alla perdita dei denti, talvolta, può comportare dei rischi a causa dei batteri della placca dentale, che nel tempo possono provocare un’infiammazione pericolosa come la perimplantite.

La perimplantite si sviluppa nei tessuti attorno all’impianto, e, se non trattata adeguatamente, può estendersi in profondità, provocando il riassorbimento osseo. In taluni casi più gravi può portare alla perdita dell’impianto.
La percentuale di pazienti che a seguito di un trattamento di implantologia dentale può incorrere in perimplantite arriva al 10%.

Questo nuovo test si basa sull’analisi della placca batterica estratta dai tessuti vicini all’impianto dentale e capace di prevedere il rischio di mucosite, una condizione facilmente curabile che spesso degrada nella più seria perimplantite.

Di questi tempi si sente spesso parlare di tamponi e anche in questo caso il test viene svolto attraverso l’utilizzo di un semplice tampone che preleva la placca batterica da analizzare.
Questo test potrà rappresentare un valido supporto per il dentista e integrare il sondaggio e la radiografia che già normalmente viene fatta.
Con questo test verrà definita ‘una firma microbica’ riproducibile per le malattie perimplantari.
Una delle applicazioni potrà essere quella di valutare, con questo test, un paziente ad un anno dal carico dell’impianto (quando i tessuti si sono adattati all’impianto stesso) in modo che si possa intervenire prontamente prima che l’impianto si ammali, così da prescrivere l’antibiotico più idoneo ed eseguire le cure opportune.

La ricerca, è ancora in corso, sebbene sia già durata due anni e, tra gli a ltri, è coordinata dal prof. Cristano Tomasi dell’Università di Goteborg e socio attivo della SIdP.
Questo studio (italiano e pubblicato su Biofilms and Microbiomes, edita da Nature ) ha decifrato il DNA dei microrganismi responsabili, individuando più di 60 batteri fino ad oggi sconosciuti riconducibili alla mucosite e perimplantite.

Una ricerca importante che darà un’arma in più nelle mani dei dentisti per prevenire le infezioni post-impianto.