Da qualche anno (dal 2016) stanno avendo un importante diffusione i dentifrici al carbone.
Fa un po’ impressione pensare a una pasta nera sui nostri denti ma di fatto molti affermano abbia un buon potere sbiancante grazie appunto alla presenza di carbone vegetale bioattivo.
Lo sbiancamento si ottiene per azione meccanica durante il lavaggio dei denti.
Molti siti sul web (non solo quelli dei produttori) esaltano i dentifrici al carbone come la soluzione ideale e più economica per tornare ad avere un sorriso smagliante e perfetto. Enfatizzano la qualità di questo prodotto per il suo potere sbiancante senza effetti abrasivi sullo smalto. Anzi, scegliendo le marche giuste, la presenza contemporanea di calcio aiuterebbe a proteggere i denti dalla corrosione da cibi e bevande acide. Tra i vari dentifrici al carbone in commercio ci sono differenze qualitative notevoli per cui è bene scegliere con accortezza guardando nei dettagli gli ingredienti.
Un nuovo studio sul dentifricio al carbone
Non è approfondire le tipologie dei dentifrici al carbone lo scopo di questo articolo, ma quello di evidenziare, come contraltare a chi ne parla particolarmente bene, una recente pubblicazione sul British Dental Journal, riportata sul sito IFLScience.com.
Nonostante il consumo di questo dentifricio stia aumentando in diversi paesi tra cui Regno Unito, Stati Uniti, Giappone e Australia, i ricercatori tendono a ritenere che si tratti soprattutto di una moda più che avere effettivi vantaggi.
In questo studio vengono analizzati 118 articoli (del 2017) sull’argomento prendendo in esame 50 dentifrici al carbone e si giunge alla conclusione che “non ci sono prove scientifiche sufficienti a sostegno degli acclamati effetti benefici per la salute (antibatterici, antifungini o antivirali, carie ridotta, sbiancamento dei denti, disintossicazione orale).
Un problema, secondo quanto riportato da tale ricerca, è la mancanza di fluoro di questi dentifrici (Solo l’8% di quelli analizzati conteneva fluoruri). Il fluoro può essere tossico a dosi elevate, ma a bassi livelli il fluoro è un ingrediente chiave dei dentifrici, prevenendo la carie e rimineralizzando i denti per renderli più forti. Inoltre, anche nell’8% dei casi in cui il fluoro era presente, potrebbe non essere efficace a causa della presenza di carbone attivo, che ha una capacità di assorbimento estremamente elevata.
Questo porterebbe ad ipotizzare che il carbone attivo possa rendere inattiva la sostanza chimica.
Un altro problema evidenziato, non di minore importanza, è il livello di abrasività di questi prodotti.
È spesso molto più alto di quelli dei normali dentifrici e, quindi, affermano i ricercatori, se usato regolarmente, potrebbe danneggiare lo smalto e le gengive.
Il suggerimento, per ora, in attesa di altri studi di approfondimento, è di continuare ad utilizzare i normali dentifrici contenenti fluoro e di rivolgersi al dentista per lo sbiancamento professionale.